lunedì 28 agosto 2017

INTERVISTA A ISABEL GIUSTINIANI


Ciao Isabel, benvenuta nel mio blog. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Linda, grazie dell’ospitalità nel tuo blog.
Questa, per me, è sempre la domanda più difficile perché, quando mi si chiede di parlare di me, mi sento come Fonzie quando deve dire “ho sbagliato”.
Ci provo.
Sono nata in Veneto quasi una decina di lustri fa, ma già dai vent’anni ho cominciato a spostarmi in varie città per motivi di lavoro/studio/life.  Con mio marito e i miei due figli ho abitato diversi anni in Portogallo e ora siamo di base in Australia. Diciamo che l’unico punto fermo nella mia vita è sempre stato il cambiamento. Amo moltissimo la natura e la vita semplice per cui, ora che abito in un centro relativamente piccolo e a contatto con “la natura selvaggia”, mi trovo piuttosto bene. Dopo tanti anni ed esperienze di vita diverse, sono finalmente riuscita a fare dei miei due hobby preferiti (movimento all’aria aperta e scrittura) le mie attività quotidiane.

Il diploma tecnico, l’università ed esperienze lavorative che spaziano dal botanico dall’agenzia immobiliare al team manager help desk, dalla software house all’agroalimentare, dal commerciale alla contabilità analitica. Quando si è accesa in te la scintilla della scrittura?

Ho sempre amato la lettura fin da bambina e ho “scribacchiato” nell’adolescenza. In seguito ad una spiacevole esperienza ho accantonato la scrittura per due decenni seguendo tutt’altre strade. Questo fino a pochi anni fa quando, grazie a un blog di scrittura creativa oggi purtroppo chiuso, mi sono gradatamente riavvicinata alla pratica scoprendo che, più che una passione sopita, la scrittura era per me proprio un amore negato. Da allora non mi sono più fermata, anche se è una strada in salita e il mio obiettivo è non smettere mai di imparare.

Gestisci il blog “Storie di Storia”. Di cosa si occupa nello specifico?

Sono nata, narrativamente parlando, con il fantasy. Con il tempo, e ampliando le mie conoscenze, ho scoperto che il fantasy è solo una trasposizione della Storia con l’aggiunta più o meno marcata di elementi fantastici. Ho così cominciato a prediligere i romanzi storici e, soprattutto, la saggistica che sfama al meglio la mia sete di sapere. Se studiata in maniera approfondita, trovo che la realtà sia più affasciante di qualsiasi fantasia, senza contare il prezioso contributo educativo che ci permette di capire i meccanismi che regolano la nostra società e che troppo spesso vengono ignorati o travisati. 
È nato così il blog Storie di Storia, uno spazio dove parlare di Storia, di romanzi storici e saggistica, ma anche di personaggi e grandi avvenimenti del passato, scrittura, interviste a scrittori e studiosi.

Sei appassionata degli Egizi. Come nasce questa predilezione?

Durante il primo anno di funzionamento del blog, si è unito a me nell’avventura il prof. Giampiero Lovelli, docente di Storia ed esperto di Egittologia. Giampiero scrive una grande quantità di articoli sull’antico Egitto ed io, che mi occupo dell’editing, impaginazione e corredo immagini agli articoli, ho cominciato a mia volta a interessarmi allo splendido popolo antico che è quello egizio. Avevo letto in passato diversi libri sugli egizi, ma era sempre rimasto uno dei numerosi interessi di sottofondo, in attesa del momento propizio, che è giunto. Ho una vera passione, invece, per le civiltà precolombiane, ma di quelle tratterò più avanti man mano che il mio progetto narrativo si svilupperà.

Nel 2015 esordisci con l’antologia “Kizil Elma, Storie di Costantinopoli”. Di cosa si tratta?

In quel periodo collaboravo con il portale italiano sugli studi bizantini (www.imperobizantino.it) e avevo scritto, su invito dell’amministratore dott. Nicola Bergamo, dei racconti incentrati sulla storia di Costantinopoli. Mi sono innamorata di Costantinopoli fin dal momento in cui sono incappata, in quella porta fantastica dei mondi che era la libreria di mio padre, nel saggio “La caduta di Costantinopoli” di Steven Runciman. Ho approfondito la storia della “Città delle Città” intorno al periodo della sua caduta, privilegiando una prospettiva di solito meno approfondita, ossia quella dell’antagonista: l’impero ottomano. Kizil Elma, infatti, significa “mela rossa” in lingua turca ed è l’appellativo che gli ottomani avevano dato alla città, desiderando di conquistarla fino dai tempi del profeta Maometto.
La raccolta contiene tre racconti:  
- "Il cannone di Orban": la storia della nascita della famosa bombarda che ebbe un ruolo determinante durante l'assedio di Costantinopoli nel 1453. 
- "La battaglia della piana dei merli (Kosovo Polje): racconto dell'epico scontro nel 1389 tra la coalizione serbo-bosniaca, guidata dal principe di Serbia Lazar Hrebeljanovic, e l'esercito del sultano Murad I. Battaglia durante la quale salirà al potere il sultano Bayazid I, detto La Folgore, assassinando il fratello. 
- "La leggenda di Balikli": due nobili spagnoli, nella Istambul del 1860, viaggiano alla scoperta delle rovine di Costantinopoli. Verranno a conoscenza della leggenda legata alla fonte sacra di Balikli e all'ultimo imperatore della città, Costantino XI.

Segue il thriller storico e d’avventura “L’ombra del Serpente”, selezionato da ‘extraverginedautore.it’, come Selfpublishing di qualità superiore. Daccene un assaggio.

L’idea de “L’ombra del Serpente” nasce come un tributo a Costantinopoli, ma poi ha voluto ampliarsi.  La storia si sviluppa come un cross-over tra il thriller d’avventura ambientato ai tempi della cosiddetta primavera araba e il genere storico, ma ha la particolarità di possedere un elemento fantastico a fare da filo conduttore. L’escamotage di un oggetto come voce narrante mi ha consentito non solo di fornire una visione super partes, a tratti ironica, di vicende e tematiche diverse, ma anche ha permesso il viaggio del protagonista attraverso i secoli, con ulteriore allargamento del ventaglio di storie da intrecciare e raccontare. L’ombra del Serpente, infatti, fa parte di una serie chiamata File JE60754, dal codice di un reale reperto custodito al Museo archeologico del Cairo.
La protagonista è la Storia, e i personaggi del romanzo si susseguono con le loro grandi (per esempio ho raccontato della fallimentare crociata di Nicopoli condotta dal re Sigismondo d’Ungheria) o piccole storie (di gente comune) e i loro drammi, ma che hanno contribuito a scriverla.
Estratto:

[…] Come non fosse mai stata interrotta, Leah fece spallucce e andò a raccogliere con una ciotola di terracotta una generosa dose della polvere verdognola nel sacco. Solo a vederla fui colto da disgusto. Non capivo come gli umani nel palazzo potessero essere ghiotti di quelle polpette fatte con le alghe raccolte dal Mar di Galilea che, a dispetto del nome pane di pesce che era stato loro imposto, dell’animale possedevano solo la puzza. Leah tornò e, con mio rammarico, rovesciò il contenuto della ciotola nell’impasto sul bancone davanti a me.
«Sapete cosa mi ha raccontato mio cugino Jakab?» riprese, «Tre settimane fa è andato a vendere l’olio a Capernaum e si è ritrovato la via principale invasa da una folla. Si è informato e gli hanno risposto che Gesù stava andando presso la casa di un certo Iairo, addirittura uno dei capi della sinagoga della città, che lo aveva supplicato di salvare la figlia morente. Jakab, che quanto a curiosità è peggio di Ruth...»
«Ma senti chi parla!» commentò ridendo l’amica chiamata in causa, sferrandole sulla spalla un buffetto in un soffio di farina.
Salomè scoppiò a ridere a sua volta cercando di riportare l’attenzione sul racconto «Avanti Leah, che cosa è successo poi?»
«Va bene, va bene, adesso vi dico. Jakab aveva deciso di andare a vedere cosa stesse succedendo e, per guadagnare una buona posizione, si era messo a farsi largo tra la gente - a lui riesce bene, sapete, con quelle mani grosse come padelle - fino a essere in vista di Gesù. Ha detto che a un certo punto il predicatore si è fermato, si è voltato e ha chiesto a gran voce: “Chi mi ha toccato?”
C’era una gran ressa intorno a lui ed effettivamente Jakab non era certo l’unico che spingesse, ma a quelle parole era sceso il silenzio e tutti si erano fermati.
“Chi è colei che mi ha toccato?” Aveva chiesto di nuovo il predicatore.
Capite? Sapeva che era una donna! La gente allora aveva cominciato a farsi da parte e poco dopo, infatti, una donna si buttava per terra chiedendo perdono. Molte persone cominciarono allora ad additarla come peccatrice. Dissero che, da più di dodici anni, Dio continuava a punirla infliggendole perdite di sangue...»
Salomè emise un grido soffocato portandosi una mano davanti alla bocca e interrompendo così la degustazione di uno dei puzzolenti pani appena sfornati.
«Un rabbi toccato da una donna impura! L’avranno condannata a morte!»
«Oh, se fosse accaduto a uno scriba, certamente avrebbero applicato il Talmud e l’avrebbero fatta uccidere, ma questo predicatore no. Anzi...»
Leah fece una pausa a effetto, abbassando il capo e passando dagli occhi di una all’altra delle sue ascoltatrici, per assaporare ancora per qualche istante la loro espressione interrogativa.
«L’ha guardata e l’ha chiamata figlia! “Figlia la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male.” Così ha detto!»
Un breve silenzio rimase di nuovo sospeso nell’aria, interrotto poi dalla voce dubbiosa di Salomè.
«Ma cosa intendeva con questa fede
«Fede in lui, credo. Fiducia nell’amore di Dio, nel perdono... anche. Dicono che Gesù parli sempre di queste cose e che affermi siano la via per raggiungere la comunione con Dio.»
«E la purificazione con i sacrifici? E le leggi di Mosè? Mia madre dice che gli scribi ne hanno tratto un divieto per ogni giorno dell’anno e uno per ogni parte del corpo e l’elenco di tutte le malattie e le disgrazie quali punizioni...»
«Ehi, ehi, piano bambina! Che ne so io di queste cose? Io ti racconto solo quanto mi dicono.» Il volto di Leah si era incupito e la donna si girò per andare a posizionare un’altra infornata di pani.
«Dai, su» intervenne bonaria Ruth, «Lo sai quanto è curiosa e impaziente la nostra piccola. Dicci ancora della figlia del rettore della sinagoga.»
Leah fece un sospiro e tornò pulendosi le mani sul lercio grembiule.
«Beh, quando arrivarono alla casa del sacerdote la figlia era già morta.»
«Oh...» gli occhi di Salomè si abbassarono verso di me e non potei fare a meno di notare quanto genuine e infantili fossero le sue espressioni, libere dal pesante trucco cui spesso erano costrette.
«È così» assicurò la narratrice, «Jakab mi ha raccontato che dentro la casa, gremite fino fuori dalla porta, c’erano già parecchie donne intente a piangere il lutto. Iairo aveva cominciato a disperarsi, ma Gesù gli disse di non temere e di credere solamente. Così entrarono in casa portandosi dietro anche tre uomini come testimoni perché, sapete, se anche lì era pieno di donne le loro testimonianze non avevano per legge alcun valore. Dopo un certo tempo Iairo uscì gridando che aveva visto la figlia morta e che poi era tornata in vita.»
«Ma come è possibile?» Chiese Ruth battendo una pagnotta sulla pietra. «Adesso questo nuovo predicatore fa pure resuscitare i morti?»
«Così hanno giurato quelli che erano lì. Che ti devo dire? Alcuni lo chiamano il Messia e i suoi discepoli parlano di lui come del Figlio di Dio.»
Figlio di Dio!
Sebbene fossi piuttosto scettico a riguardo, la storia cominciava a farsi interessante. Possibile che esistesse in questo mondo qualcuno così potente da dominare la morte? Se esisteva davvero chi possedeva tali poteri, forse per me ci sarebbe stata una speranza. Un Dio Che Cammina Tra Gli Uomini. Ero affascinato ed eccitato all’idea.
«Chiunque sia, di certo conosce bene le Sacre Scritture» proseguì Leah, «scribi e farisei non fanno altro che invitarlo in casa propria per interrogarlo e farlo cadere in contraddizione sulla Parola di Dio o sottoporgli in sinagoga questioni senza via d’uscita la cui risposta o è contro la legge di Mosè oppure contro quella di Cesare.»
«E lui cosa fa?» Gli occhi di Salomè erano sgranati e pure il mio interesse si era fatto più attento.
«Ah li gabba tutti!» rise divertita la donna. «Risponde meglio di un presbitero e dà nuova luce al significato delle parole della Bibbia. Dicono che al sinedrio di Gerusalemme i sommi sacerdoti stiano schiumando di rabbia perché li ignora come intermediari alla misericordia di Dio, come se si facesse beffe delle loro centinaia di prescrizioni.»
«Mah, aiuterà pure la gente ma secondo me questo Gesù si sta facendo un sacco di nemici potenti» commentò Ruth, sfornando l’ultima serie di pani. «Cercheranno di trovare una scusa per ammazzarlo e andrà a finire che durerà ancora meno di quel Giovanni, il Battista.»
Leah colpì l’amica con una gomitata al fianco che le fece quasi rovesciare il vassoio bollente. Un silenzio imbarazzato scese sul gruppetto mentre Salomè avvampava in volto. Subito depose il resto del piccolo pane balbettando una scusa e scivolò fuori dalle cucine lasciando Ruth a mordersi il labbro e Leah a seguirla con sguardo triste. Passi veloci ci portarono fino alle stanze della ragazza che contorceva tra i singhiozzi il lembo della veste. [...]

E, nel 2017, esce “La tomba del canarino” prequel de “L’ombra del Serpente”.  Cosa troveranno i lettori al suo interno?

I lettori troveranno come diavolo ha fatto il nostro protagonista Serpente a finire al Museo egizio del Cairo, anche se non tutto viene spiegato in quanto farà parte della storia raccontata nei volumi successivi della serie.
La vicenda qui si sviluppa in un arco temporale che va dai primi del ‘900 fino al 1932 e racconta la scoperta della tomba di Tutankhamon da parte dell’archeologo Howard Carter.



https://www.amazon.it/tomba-canarino-File-JE60754-Prequel-ebook/dp/B01MSE9Q5D/ref=la_B019O1SOS0_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1503908740&sr=1-1


Quale messaggio vuoi trasmettere?

Questo libro è frutto di molta ricerca. Quello che voglio trasmettere è l’amore per la storia e la realtà dei fatti. Il racconto di quell’eccezionale avvenimento, seppur romanzato, che tenne con il fiato sospeso il mondo intero, può essere interessante per la storia in sé, anche senza scomodare mummie che camminano, maledizioni ed effetti hollywoodiani.

Quali tematiche affronti?

Affronto la tematica del “coming of age”, come dicono gli americani, in quanto uno dei pochissimi personaggi di invenzione della storia è un assistenze egiziano dell’archeologo, che gli sarà accanto fin dalla fanciullezza e apprenderà dallo studioso molte cose, come una sorta di secondo padre.
Un altro importante tema, che trasuda da tutte le pagine del romanzo, è la difficoltà del rapporto tra le autorità egiziane, che pur avendo costituito un loro governo si trovano tuttavia ancora nella condizione di protettorato dell’Inghilterra, e quelle inglesi. Lo scoppio della prima Guerra mondiale, inoltre, congela le esplorazioni archeologiche e divide i ricercatori delle varie nazionalità.
Non si tratta quindi della mera scoperta della tomba, ma di tutto l’universo politico e sociale dell’Egitto in piena trasformazione per raggiungere la piena indipendenza.

Qual è stato l’input per questo libro?

Scrivendo il secondo romanzo della serie File JE60754, tornavo a parlare della tomba di Tut (solo accennata nel primo libro) e mi dispiaceva non trattare l’argomento in maniera più estesa e approfondita perché, in fondo, avevo sempre amato quella storia fin da bambina (merito sempre dei saggi nella libreria di mio padre).
Ho deciso quindi di raccontarla dandone ampio respiro in un volume a parte.

La tua esperienza con il Self Publishing, parlacene.

Per quanto riguarda la pubblicazione, diciamo che sono rimasta alla finestra per lungo tempo a osservare il mondo dell’editoria, ben prima di iniziare a scrivere.
Seguivo le vicende di scrittori editi e ne ascoltavo le esperienze. Di pari passo seguivo anche i primi selfpublishers, soprattutto oltreoceano. Mentre con le case editrici sentivo riportare fin troppo spesso storie negative, chi si autopubblicava presentando un prodotto di qualità e conoscendo qualche strumento di marketing, riusciva a ottenere successi anche discreti. Inoltre, con l’autopubblicazione, c’è quella cosa meravigliosa che si chiama “libertà decisionale”, che non significa fare quel razzo che ci pare, ma semplicemente essere imprenditori di noi stessi, con tutto quel che ne consegue.  Al pari di un editore, ci si può rivolgere a professionisti esterni per la cura della bozza, l’editing, la realizzazione copertina ecc.
Personalmente posso dire di aver scelto l’autoeditoria con cognizione di causa, senza aver mai inviato un manoscritto ad alcuna casa editrice. Non ho nulla contro le case editrici, ci tengo a sottolinearlo, ma ho fatto scelte diverse.

Il romanzo storico, perché?

Come dicevo più sopra, perché la Storia sa essere sorprendente più della fantasia. E il passato è affascinante e ci insegna molto (chi non conosce le proprie radici non ha futuro). Non ho seguito tutta la serie ma, per fare un esempio, posso affermare che R.R. Martin nel suo “Cronache del Ghiaccio e del fuoco” ha pescato a piene mani nella storia bizantina. E non solo.
Per come sono fatta, considero la lettura sempre come un mezzo per apprendere informazioni.  Meglio se in maniera divertente come le può veicolare un romanzo storico ben fatto, ma sempre per imparare. Un libro che non insegna nulla è, per me, un libro inutile.
Concludo con la più banale delle affermazioni ma che è vera: scrivo i libri che vorrei leggere

Hai altri progetti in cantiere?

Ho appena terminato di scrivere “Il marchio di Sekhmet”, un romanzo ambientato nell’antico Egitto al tempo della caduta del culto monoteistico di Aton e il ritorno degli antichi dei. Nasce anch’esso come spin-off della serie File JE60754, ma è una storia autoconclusiva a sé stante.
La mia editor è un po’ impegnata in questo momento, ma spero di riuscire a pubblicarlo entro la fine di settembre.
Concluso questo, finalmente, via libera con il proseguimento della stesura del volume 2 della serie (oddio, ho in mente un altro spin-off nell’Anatolia medievale.)

È stato un piacere ospitarti nel mio blog. In bocca al lupo!

Grazie mille a te!

Per seguire Isabel   ISABEL GIUSTINIANI AUTHOR

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